Sturm und Drang: Un capello biondo nascosto

Che cosa sono le illusioni? Le illusioni di speranza intendo… quelle che si coltivano nel proprio animo quando si sogna ad occhi aperti di poter chiudere facilmente un capitolo e per iniziarne uno nuovo.

Si fanno gesti, si elaborano progetti, si studiano piani e si preparano strategie… poi, come in ogni guerra, la teoria salta alla prova dei fatti. E’ la pratica a forgiare la realtà, non la teoria, per quanto complessa possa essere.

Lo scenario alla fine diventa sempre il medesimo, si ripete al ripetersi degli eventi. Come quando si passa da una città distrutta all’altra. E le cose sembrano sempre tutte uguali. I rumori ed il frastuono che regna ovunque. I palazzi crollati e le mura tremanti. A volte è difficile capire se i rumori siano quelli di questo mondo o di quello a venire.

380 km quando sono lunghi? Nel tempo e nella mente? E nel cuore?

E nei sogni che si ripetono? Quando lei è in piedi di fronte a me e mi guarda senza dire nulla, con il suo sguardo severo, pieno di astio. Non dice nulla… attende sempre che io faccia qualcosa. Poi il suo volto cambia e torna sereno, come quello di un tempo. Quanto tempo fa? Secoli? Millenni?

E si avvicina e poggia le sue labbra sulle mie… le sue labbra… ancora morbide e dolci… come se non fosse passato altro che un secondo dal primo bacio.

E’ un bacio che dura un attimo, poi si allontana lasciandomi da solo in mezzo alle rovine. Lei sorride, ma capisco che la distruzione dell’intero mondo è opera sua, della sua noncuranza, del suo dolore e dell’insieme di tutto ciò che poteva essere e che non è stato.

Quale altra soluzione ci può essere se non quella di portare la pistola alla bocca e premere il grilletto? Ci sarebbe pace dopo la morte? Pace? Come si può invocare qualcosa di cui non si sa nulla?

La pace… potrebbe essere solo un capello biondo nascosto nell’infinità dell’universo…

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Lesungen: Pedro de Heredia

La vita è strana, spesso essa diventa un intreccio di situazioni inaspettate che ci porta laddove non avremmo mai pensato di andare… portandoci ad eccellere o a fallire con la medesima facilità. Un uomo scaltro e furbo si fa spesso dei nemici, oggi come nel passato, e quando un uomo ha dei nemici è sempre in pericolo. Un giovane uomo di nome Pedro de Heredia aveva molti nemici e quando alcuni di questi lo aggredirono fisicamente (subì la frattura del naso) decise di vendicarsi violentemente… andando decisamente oltre uccidendo tre dei suoi aggressori. Le autorità del suo paese, la Spagna, cercarono di arrestarlo e così lui fece l’unica cosa possibile a quei tempi: scappò nelle Americhe, passando dall’isola di Hispaniola per arrivare infine a Santa Marta, nell’odierna Colombia.

Nelle Americhe Pedro si arricchì molto, ingannando gli indigeni scambiando con loro oggetti di poco valore con moltissimo oro. Tornato in Spagna coperto di ricchezza riuscì a farsi nominare governatore dell’estuario del Rio Magdalena, con il permesso di fondare una città. Non male per uno che era dovuto fuggire braccato dalla legge… Nel 1532 Pedro tornò nelle Americhe ed individuò il luogo più idoneo per fondare la sua città e fu così che nella baia di Calamar venne fondata Cartagena de Indias, il porto più importante della moderna Colombia.

Nella spasmodica ricerca di ricchezze Pedro attaccò diverse popolazione indigene, come i pacifici Sinù e si diresse all’interno dell’attuale dipartimento di Antioquia (la regione di Medellin) per trovare delle miniere d’oro… ma invano. Il suo comportamento crudele e violento gli valsero un’accusa ufficiale di torture ed assassinio, ma venne perdonato dal Re al suo rientro in Spagna.

Tornato a Cartagena Pedro riprese la sua politica aggressiva nei confronti degli indigeni… di nuovo venne accusato (con ben 289 capi d’imputazione) e venne incarcerato per essere processato. Riuscì a scappare e si imbarcò su una nave diretta in Spagna, con l’idea di appellarsi di nuovo alla clemenza del re. Questa volta non ebbe fortuna, in quanto la nave su cui era imbarcato fece naufragio vicino alle coste spagnole, a Tarifa, e lui annegò… pagando infine le sue colpe. Era il 1554.

Lesungen: Laguna di Guatavita

A volte la storia dell’umanità ha visto intere epopee prendere vita attorno all’errata comprensione di alcuni semplici fatti… uno dei casi più eclatanti è sicuramente la storia di El Dorado. Un’antica civiltà precolombiana nota come Muisca viveva nell’odierna Colombia ed uno dei loro più importanti insediamenti era nei pressi della Laguna di Guatavita, un lago di montagna, di possibile origine meteoritica, posto a circa 60 Km da Bogotà.

Il lago era uno dei vari laghi sacri dei Muisca, tanto che ancora oggi è una riserva naturale ad accesso estremamente limitato. Pare che in questo lago si tenesse un rituale legato al culto del Sole molto particolare: il sovrano locale (Zipa) si si cospargeva la pelle di resina e polvere d’oro e si inoltrava fino al centro del lago con una zattera da dove si tuffava, effettuando delle abluzioni togliendosi la polvere d’oro di dosso. In seguito i fedeli gettavano nel lago altre offerte rituali, come ciondoli e monili preziosi. L’oro che i Muisca utilizzavano per il rituale non era di loro produzione bensì era il ricavato degli scambi che facevano con altre popolazioni dell’attuale Ecuador… alla base degli scambi c’erano gli smeraldi, di cui i Muisca possedevano l’unico giacimento di tutte le Americhe.

I Conquistadores giunti nel Nuovo Mondo cominciarono ad apprendere molte dicerie e leggende dai nativi che abitavano sulle coste del Sud America. Tra queste quella appunto di El indio Dorado, abbreviato poi in El Dorado, che altri non era se non lo Zipa dei Muisca nel suo rituale per il culto del Sole. Nella conquista dell’entroterra i Conquistadores arrivarono prima in Ecuador e quando trovarono abbondanza di smeraldi presso la popolazione chiamarono quella zona Esmeraldas (ma gli smeraldi abbiamo visto che venivano dalla Colombia)… trovando poi la civiltà Muisca e sterminandola si accaparrarono grandi ricchezze, ma non vennero a capo del mistero della provenienza dell’oro di El indio Dorado… che era con tutta probabilità proprio Esmeraldas! Questa incomprensione fece si che nei secoli successivi diverse spedizioni si lanciassero nell’entroterra amazzonico ed andino alla ricerca del punto di provenienza dell’oro dei Muisca.

Quindi El Dorado doveva essere Esmeraldas e viceversa…

Nel corso dei secoli ci furono diversi tentativi di recupero delle ricchezze presenti in fondo al lago ed in effetti furono rinvenuti diversi oggetti d’oro e d’argento. Partiamo da un dato oggettivo: nel punto maggiore il lago è profondo 125 metri.

Il primo tentativo si fece nel 1545, con un fallito tentativo di prosciugamento del lago ad opera di Hernán Perez de Quesada e Lázaro Fonte… in quel casi la tecnica usata era quella tecnica della catena umana dotata di recipienti, passati di mano in mano asportando piccole quantità d’acqua, costantemente e per un lungo periodo di tempo (3 mesi per abbassare il livello di 3 metri… una vera follia). Nel 1580 Antonio de Sepúlveda tentò di svuotare il lago mediante una serie di canali, ma dei tremendi incidenti bloccarono i lavori poco dopo l’abbassamento di 20 metri del livello, in ogni caso si recuperarono oggetti di valore triplo rispetto a quelli del precedente tentativo. Nel 1898 fu la volta di una società britannica che provò a raggiungere il centro del lago scavando un tunnel di scolo sotterraneo, un’opera di alta ingegneria che permise di prosciugare quasi completamente il lago, il fango rimasto sul fondo però si solidificò presto rendendo praticamente impossibile il recupero dei reperti. I pochi preziosi vennero poi messi all’asta dalla Sotheby’s a Londra.

La laguna di Guatavita è sicuramente un luogo da visitare e sul quale mettersi a meditare circa l’immensa stupidità del genere umano…

Pilgerfahrt: Bologna è notte…

Bologna è notte. Bologna è un silenzioso sgattaiolare nei suoi vicoli quando ormai tutte le osterie sono chiuse e il freddo dell’inverno fa sognare solo il calore di un bicchiere di vino. Ci si può perdere a Bologna. Come in un labirinto di emozioni che non lasciano più punti di riferimento. Perduti, isolati, amati e abbandonati, nella speranza che la vista di una torre ci possa riportare ai vertici dell’universo intero. Bologna è profanamente sacra nel suo ricordarci ogni istante che il bene e il male sono figli dello stesso sole e amanti della stessa luna. Bologna è notte. Bologna si chiude attorno a noi come l’abbraccio di un amante e l’attimo successivo ci respinge come la più infuriata delle mogli. Bologna è come la moglie di una vita intera che dopo tanti anni porta sempre gli stessi tre colori, ma è ancora in grado di sorprenderti. Bologna in una notte. Una notte a Bologna. I pensieri racchiusi in una bottiglia di vino seduti a quel tavolo in fondo tra le luci delle candele, parlando di strade, storie e palazzi. Il ricordo dell’antico borgo medievale, correndo per le strade del ghetto nella speranza che ci sia ancora vita in una qualche piazza. Bologna non dorme e chi dorme a Bologna vive la vita dei vivi, ma non quella degli eterni. Bologna è notte. Eterna.

(Dipinto dell’artista Daniela Terragna per la mostra “BOLOGNA” del 2016).

Sturm und Drang: Tre viaggi

I viaggi sono principalmente di tre tipi: quelli programmati, quelli obbligati e quelli inaspettati.

Il viaggio programmato ci porta a percorrere una strada scelta da noi, il che non esclude la possibilità di trovarvi delle sorprese o di fare incontri casuali. E’ in ogni caso un sentiero che noi abbiamo scelto e quindi il nostro animo è ben predisposto a seguirlo.

Il viaggio obbligato è un qualcosa a cui siamo costretti da qualcuno o da qualcosa… è un atto di violenza più o meno marcata, è qualcosa che ci obbliga a percorrere un sentiero che forse non avremmo scelto di seguire. Ma non possiamo esimerci… non possiamo dire di no!

Il viaggio inaspettato arriva come un fulmine a ciel sereno, può avere il gusto dell’avventura così come può avere il sapore amaro della disgrazia. Non sappiamo dove ci porterà, non sappiamo che strade seguiremo… eppure arriveremo da qualche parte e scopriremo cose che già sappiamo o cose che ancora non avevamo compreso.

Sapete voi dunque scegliere quale viaggio sia il migliore?

Pilgerfahrt: Facemo bene adesso ch’avemo tempo

A prima vista potrebbe sembrare una etichetta qualsiasi, attaccata alla porta di un appartamento. Subito sotto allo spioncino. La foto è del Settembre 2016.

Come di consueto c’è sempre qualcosa dietro ad ogni cosa!

Il motto viene attribuito a San Paolo, ma in tempi relativamente più recenti (1587) venne ripreso da fra’ Albenzio De Rossi, di origine calabrese, che, dopo anni spesi ad aiutare i bisognosi, giunse a Roma portando con se un’immagine della Madonna con bambino, pare di origine ellenica. Alcuni anni dopo la morte del frate cominciarono a verificarsi dei miracoli attribuiti proprio a codesta immagine, al punto che i suoi confratelli eressero la chiesa della Madonna delle Grazie in Porta Angelica (Porta Angelica ovviamente era la locazione del luogo di culto).

Detta chiesa venne poi abbattuta nel 1939 e la Madonna con bambino, insieme ad altri arredi, vennero trasferiti nella nuova Santa Maria delle Grazie al Trionfale, nell’omonima piazza romana che divide via Angelo Emo da via Candia.

Foto della Chiesa dell’aprile del 2022.

Gedichte: Imitazione della gioia

Dove gli alberi ancora
abbandonata più fanno la sera,
come indolente
è svanito l’ultimo tuo passo
che appare appena il fiore
sui tigli e insiste alla sua sorte.

Una ragione cerchi agli affetti,
provi il silenzio nella tua vita.

Altra ventura a me rivela
il tempo specchiato. Addolora
come la morte, bellezza ormai
in altri volti fulminea.
Perduto ho ogni cosa innocente,
anche in questa voce, superstite
a imitare la gioia.

(Salvatore Quasimodo)

Lesungen: Genocidio armeno

L’Impero Ottomano di fine ‘800 era un gigante sempre più indebolito dalle divisioni interne e minato da vicini sempre più forti ed interessati ai suoi territori. Se fino al secolo precedente era il sultano a minacciare l’impero di Vienna e a controllare gli interi Balcani ora si facevano avanti nuove potenze, come la Russia, disposte a sostenere delle lunghe guerre pur di strappare le regioni migliori. Vastità di territori significava vastità di popolazioni, di lingue e di religioni. Alcuni stavano sotto la spada ottomana in maniera pacifica e rassegnata, altri invece sognavano l’indipendenza e si muovevano di nascosto in questo senso. All’inizio del ‘900 presero il potere i “Giovani Turchi”, un movimento politico fondato a Salonicco il secolo precedente con l’intento di modernizzare l’Impero Ottomano al fine di preservarlo; il loro stile di governo si rivelò subito autoritario ed accentratore, tanto da aumentare i dissensi all’interno delle popolazioni soggiogate dai Turchi.

Tra questi popoli c’era quello Armeno. Gli Armeni occupavano un vasto territorio diviso tra più nazioni (esattamente come oggi), ma a quel tempo i due principali attori sulla terra armena erano i Turchi ed i Russi. I Giovani Turchi temevano che gli Armeni potessero allearsi coi Russi al fine di ottenere l’indipendenza e danneggiare così gli interessi ottomani nell’area del Caucaso.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale accentuò i dubbi del governo e ben presto ci si rese conto che a fronte di alcuni battaglioni ottomani composti da fedelissimi armeni c’erano altri battaglioni armeni nell’esercito russo che avanzava da est. La situazione precipitò nell’Aprile del 1915 quando le autorità ottomane iniziarono ad arrestare gli intellettuali armeni a Costantinopoli. Nelle settimane successive tocco alla normale popolazione. Vennero organizzate marce della morte verso l’entroterra dell’Anatolia, con la supervisione degli addetti militari tedeschi (alleati dei Turchi ancora oggi) e con l’aiuto sin troppo zelante delle truppe curde. In pochi mesi vennero uccisi circa 1.300.000 armeni (ma la cifra potrebbe essere più alta).

Ad oggi i paesi che riconoscono ufficialmente il genocidio armeno sono una ventina, tra i quali ovviamente mancano i grandi potentati di Turchia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Israele e Germania.

Mentre dall’altro lato troviamo tra i venti Italia, Francia, Grecia, Argentina ed ovviamente Armenia.

Sehnsucht: Il Calendario Maya

Agli occhi degli estranei il mondo esoterico può apparire attiguo al mondo di tanti ciarlatani che infestano la rete internet, se non addirittura gli scaffali delle librerie con pubblicazioni da operetta, atte giusto per irretire le menti più esposte e fragili. Eppure in mezzo vi è un intero universo di diversità e un grado molto più elaborato di conoscenza. Il polpettone uni comprensivo, generato dal movimento New Age, è ancora lontano dallo smettete di produrre danni ed idiozie. Dalla sua ha la capacità di essere suggestivo, ma alla prova dei fatti ha quasi meno valore delle visioni proposte da Scientology. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti… un pò come la storia della fine del mondo, che sarebbe dovuta arrivare il 21 Dicembre 2012, predetta dal calendario Maya… una congettura elaborata dal fu José Argüelles, alla quale i media diedero fin troppo rilievo. Il Calendario Maya… pensate di aver visto sistemi complessi nella vostra vita? Bene, perché quello di questo calendario particolare potrebbe batterli tutti! Dimenticate per un attimo il nostro modo di contare gli anni, i mesi, i giorni… dimenticatelo completamente.

Facciamo un esempio semplice, Sir Winston Churchill era nato il 30 Novembre 1874, nel nostro modo di calcolare il tempo, ma per i Maya la sua data di nascita era: 6 Men 8 Sak 12.12.19.16.15. Si avete letto bene! E il famoso 21 Dicembre 2012 altro non era che il 4 Ahaw 3 Kankin 13.0.0.0.0 (e queste ultime 5 cifre sono quelle di cui poi scopriremo l’importanza).

Il concetto, nella sua complessità, è semplice, il sistema del Maya (usato anche dagli Aztechi e dai Toltechi) si basava su 3 cicli distinti: il ciclo Tzolkin, il ciclo Haab ed il Lungo Computo.

Tzolkin – Era il ciclo del calendario religioso e si basava su due cicli minori, uno di 13 giorni computato numericamente (1 – 13) ed uno di 20 giorni computato con un nome (Ahaw, Imix, Ik, Akbal, Kan, Chicchan, Cimi, Manik, Lamat, Muluc, Oc, Chuen, Eb, Ben, Ix, Men, Cib, Caban, Etznab, Caunac). Ogni giorno entrambi i cicli avanzavano: 1 Ahaw, 2 Imix, 3 Ik, ecc… il giro si completava in ben 260 giorni.

Haab – Era il ciclo del calendario civile, più simile al nostro e legato alle stagioni. C’erano ben 18 mesi (Pop, Uo, Zip, Zotz, Tzec, Xul, Yaxkin, Mol, Chen, Yax, Sak, Ceh, Mac, Kankin, Muan, Pax, Kayab, Cumku) da 20 giorni l’uno… per un totale d 360 giorni. A questi ne venivano aggiunti 5, detti Uayeb, definiti i cinque giorni fuori dal tempo, considerati particolarmente infausti. I giorni del mese non erano numerati da 1 a 20, bensì da 0 a 19, questo perchè i Maya conoscevano l’uso dello zero.

Incrociando i due cicli tra loro si ritornava ad una perfetta corrispondenza dei giorni ogni 52 cicli Haab e 73 Tzolkin, ossia ogni 52 anni (18.980 giorni).

I Maya non usavano numerare gli anni semplicemente in base al passaggio dei due cicli sopra descritti, sarebbe stato troppo semplice in fondo… usavano il Lungo Computo, ossia una numerazione progressiva dei giorni in un sistema di numerazione posizionale, misto e su basi diverse (13, 18 e 20). Il numero era composto da 5 cifre (il conteggio partiva sempre dallo 0): la prima in base 20, la seconda in base 18, la terza e la quarta in base 20, la quinta in base 13… scritte da sinistra a destra. Un’altra particolarità era che nella quinta cifra la funzione dello 0 era svolta dal numero 13, risultando quindi che il primo giorno del lungo computo fosse il 13.0.0.0.0.

Alla fine del Lungo Computo finiva un’era e ne iniziava una nuova (ciò avveniva dunque ogni 5.125 e passa anni del nostro calendario), fatto che si sarebbe dovuto celebrare in maniera significativa e che verosimilmente si sarebbe prodotto in un cambiamento positivo… altro che fine del mondo!

L’aspetto interessante, che è giunto sino noi, è un altro: i Maya vivevano nella quarta era del Lungo Computo, non nella prima!

Secondo i calcoli, fatti con vari sistemi di conversione delle date, pare dunque che la quarta era abbia avuto inizio nel 3.114 a.C. … di rimando la terza era sarebbe iniziata nel 8.239 a.C. … la seconda era nel 13.364 a.C. e la prima era nel 18.486 a.C. .

Questo si sarebbe un aspetto su cui riflettere…